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La strada bianca

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Sulla copertina una vecchia foto un po’ sfocata che ritrae una madre con i due “figli gemelli anche nel nome” ed un cane, ai loro piedi la strada bianca che dà il titolo a questa elegante opera. La madre purtroppo non c’è più e uno dei due figli, il maschio, Loretto, appunto, compone questo libro per raccontarla, commemorarla e fissare i suoi insegnamenti, il suo amore per le cose semplici ed i fiori, amati e conosciuti, uno ad uno. Mattonai racconta della sua infanzia, di come i suoi occhi di fanciullo hanno visto questa madre, spesso china sui campi, laboriosa, quasi come un uomo, ma sempre con la serenità negli occhi buoni, e la sincerità nel cuore.
In questo prezioso volumetto, in bilico tra poesia e racconto, Mattonai non vuole rimpiangere la madre, o costruire coi ricordi una sorta di cattedrale del dolore, causato dalla mancanza di colei che oltre alla vita gli ha trasmesso l’amore e la sensibilità. Tutt’altro, l’autore vuole semmai raccontare, parlare ai lettori di come era l’esistenza della madre, di come sapeva riempire le giornate di attenzioni e di giorni grandi e piccoli; ed ora che non c’è più ogni momento è comunque pregno del ricordo di lei, di Franca, la sua essenza pervade ogni piccola cosa, il suo profumo ed il suo sapere si diffondono, ogni attimo non è vuoto della mancanza ma è pieno del ricordo.
La grandezza di questo libro, sta proprio in questo saper dipingere il dolore della scomparsa della persona amata con la sua presenza, il suo ricordo ed i suoi insegnamenti non sono momenti di rammarico di rimpianto ma sono spunti con cui valutare gli istanti, soppesare i giorni, valutare le sensazioni. Il dolore è sicuramente presente, immenso, asperrimo, ma vi è il desiderio di effondere Franca in ogni momento, di vedere con gli occhi di lei, per far sì che la sua vita non sia passata invano, che la morte non l’abbia presa anche dai cuori. Il dolore è ora il compagno di ogni giorno, che spesso si fa acuto, nei momenti della memoria involontaria, quando qualcosa fa balenare agli occhi di Loretto aspetti della vita condivisa con la madre; ma accanto al dolore vi è la gioia del ricordo dei momenti vissuti con lei, e la gioia del vederla vivere nelle piccole e grandi cose che, malgrado la sua scomparsa, continuano ad affacciarsi alla vita, il suo mondo continua a vivere, perché lei non è – come si dice – scomparsa, ma presente, sebbene non più visibile, non più tangibilmente presente tra le persone che l’anno amata, ed è l’amore che ella ha saputo far crescere intorno a sé che la mantiene viva e presente.

Attraverso le pagine del libro Mattonai ricostruisce la vita di una certa società contadina del dopoguerra, con le difficoltà, le speranze e le piccole innovazioni che l’era moderna portava anche nei paesini più piccoli. Tutto il libro comunica una grande serenità, non scade mai nel rimpianto, anzi, trasmette una certa gioia nell’aver vissuto certi momenti, che hanno nutrito l’animo e la mente dell’autore con una scorta di bei ricordi e momenti felici che continuano, dopo tanti anni, ad alimentare la sua penna. Il libro alterna pagine più prettamente poetiche ad altre in prosa, ma dovunque, riga dopo riga, il linguaggio è molto bello, assai curato e sempre melodiosamente poetico, da gaio a struggente, ma che non cede mai a leziosaggini o giri di parole per abbellirsi, tende piuttosto ad una certa sobrietà, talvolta addirittura indulge ad una semplicità quasi infantile ma ciò serve per rendere al meglio le frasi che un fanciullo rivolge alla madre e che gli resteranno per sempre nel cuore. Il ricordo della madre è l’asse portante del libro, e con essa Mattonai rammenta anche gli altri componenti della famiglia, ma la speranza di continuare ad essere sempre tutti insieme protegge dal dolore del vuoto, riguardo a ciò si può leggere: “Il momento del trapasso è stato difficile, / rivela Franca nel sogno di Elisa; lasciare / le persone più care. Ma adesso Lei dice / d’esser felice, di avere ritrovato tutti: / i presenti di ora, gli scomparsi di allora, / ogni petalo della corolla (luce alla luce)”. Un libro, questo di Mattonai, davvero molto bello, lascia nel cuore un calore leggero, come di petali di fiori. Franca non c’è più, i gemelli Loretto e Loretta sono ormai grandi, ma la strada bianca che essi hanno percorso è sempre là ad indicare la via dei sentimenti buoni e dei ricordi su cui continuare a crescere nel ricordo di un sorriso.

 Mariella Bettarini - 06/03/2010 19:04:00 [ leggi altri commenti di Mariella Bettarini » ]

Grazie, caro Giuliano, della tua bellissima "nota" al libro dell’amico Loretto Mattonai. Te ne ringrazio anche a nome e da parte di Gabriella (Maleti), che condivide con me l’"onore" (e l’ "onere") della scelta e della cura della Gazebo Libri.
Loretto è uno degli autori di Gazebo più "antichi" e più fecondi, uno straordinario poeta e narratore dell’umano, potremmo dire. Sono, siamo felice/felici che anche questo suo più recente libro di tenerissima memoria e di autentico amore incontri lettori e critici attenti ed appassionati. Grazie, e un amichevole saluto da Mariella (Bettarini)

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